\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Le origini del fascismo si innestano nel processo di crisi e di trasformazione della societα e dello stato, iniziato in Italia n
egli ultimi decenni dellÆOttocento con lÆavvio dellÆ\b \cf4 \ATXht14311 industrializzazione\b0 \cf0 \ATXht0 e della modernizzazione, accompagnate da fenomeni di mobilitazione sociale, che coinvolsero il proletariato e i ceti medi e diedero un forte impu
lso alla politicizzazione delle masse.\par
Alcuni motivi culturali e politici che contribuirono alla formazione del fascismo sono presenti, alla vigilia della \b \cf4 \ATXht15211 prima guerra mondiale\b0 \cf0 \ATXht0 , in movimenti radicali di destra e
di sinistra (il nazionalismo, il sindacalismo rivoluzionario, il \b \cf4 \ATXht15121 futurismo\b0 \cf0 \ATXht0 ) come, per esempio, il senso tragico e attivistico della vita; il mito della volontα di potenza; lÆavversione per lÆegualitarismo e lÆumanitar
ismo; il disprezzo per il parlamentarismo; lÆesaltazione della funzione delle minoranze attive; la concezione della politica come attivitα per organizzare e plasmare la coscienza delle masse; il culto della giovinezza come aristocrazia dirigente; lÆapolo
gia della violenza e dellÆazione diretta; la visione della modernitα come esplosione di energie umane e conflitto di forze collettive, organizzate in classi o nazioni; lÆaspettazione di unÆincombente svolta storica che avrebbe segnato la fine della socie
tα borghese liberale e lÆinizio di una ônuova epocaö.\par
Nel fascismo confluirono anche temi e miti della contestazione antigiolittiana del radicalismo nazionale, che derivava dalla tradizione mazziniana la visione del \b \cf4 \ATXht14231 Risorgimento
\b0 \cf0 \ATXht0 come ôrivoluzione incompiutaö perchΘ non aveva realizzato, con lÆunificazione territoriale, la nazionalizzazione delle masse. Socialmente, questa contestazione era una rivolta generazionale di giovani, appartenenti soprattutto alla picco
la borghesia, i quali volevano abbattere lÆordine esistente, con una guerra o una rivoluzione, vagheggiando la rigenerazione morale e culturale degli Italiani in uno stato nuovo, pi∙ moderno ed efficiente, fondato su un pi∙ alto grado di integrazione fra
governanti e governati.\par
LÆinterventismo di molti giovani di fronte alla Grande guerra ebbe origine da questo spirito di rivolta: essi considerarono la guerra lÆoccasione rivoluzionaria per realizzare i loro miti e le loro ambizioni, identificandosi
con la ôvolontα generaleö della nazione. LÆinterventismo e lÆesperienza della guerra favorirono, nel mito dellÆitalianismo, la fusione fra radicalismo di destra e radicalismo di sinistra, preparando il terreno per la nuova sintesi fascista. I movimenti
antiliberali o antidemocratici di destra e di sinistra, esistenti in Italia prima della guerra, contribuirono alla formazione del fascismo, ma di per sΘ non possono essere considerati forme di protofascismo, perchΘ in essi si formarono anche molti protag
onisti dellÆantifascismo.\par
Nello stesso senso, risulta infondata la tesi secondo la quale lo stato liberale e la borghesia erano decisi, giα prima della guerra, ad imboccare la strada della reazione antiproletaria e dellÆautoritarismo: le condizioni
per la nascita e il successo del fascismo furono poste dalla prima guerra mondiale e dalle sue conseguenze economiche, sociali, culturali e morali, che accelerarono violentemente la trasformazione della societα e la crisi dello stato liberale, suscitando
nuove forze che non si riconoscevano nella democrazia parlamentare. Lo stato liberale, che aveva superato vittoriosamente la prova della guerra, non resse alle tensioni e ai conflitti della nuova politica di massa.\par
LÆesperienza della guerra, lÆesas
perazione nazionalistica per la ôvittoria mutilataö, il mito della rivoluzione bolscevica portarono alla radicalizzazione e alla brutalizzazione della lotta politica, che riesplose con episodi di vera e propria guerra civile, travolgendo il quadro istitu
zionale tradizionale e creando una profonda crisi di potere, di autoritα e di legittimitα. Nonostante i propositi di rinnovamento, la classe dirigente liberale fu incapace di far fronte allÆirruzione di nuove masse nella politica, alla gravissima crisi e
conomica e alle tensioni sociali durante il cosiddetto biennio rosso (1919-20), con una ondata di conflitti di classe senza precedenti nella storia del paese, condotti in gran parte dal massimalismo socialista allÆinsegna di una imminente rivoluzione che
avrebbe portato, anche con la violenza, alla dittatura del proletariato. La rapida successione di governi deboli, privi di solida base nel parlamento e nel paese, fra il 1919 e il 1922, diffuse la sfiducia verso lo stato liberale anche fra i ceti borghe
si che fino ad allora lo avevano sostenuto, rendendoli disponibili a soluzioni autoritarie. Le elezioni politiche nel novembre 1919, col sistema proporzionale, segnarono la fine dellÆegemonia parlamentare del liberalismo e lÆaffermazione del Partito soci
alista e del Partito popolare. Contro lo stato liberale scesero in campo anche nuovi movimenti politici che si richiamavano allÆinterventismo e al mito dellÆesperienza di guerra, come il sindacalismo nazionale, il partito futurista, lÆarditismo, il fiuma
nesimo: essi si consideravano avanguardie della ôrivoluzione nazionaleö che avrebbe realizzato lÆintegrazione delle masse nello stato e la nazionalizzazione delle classi, portando al potere lÆôaristocrazia del combattentismoö.\par
Il fascismo nacque nel
lÆambito di questi movimenti ma, in principio, nonostante la notorietα in campo nazionale del suo promotore, non fu il pi∙ numeroso e neppure il pi∙ influente. Alla riunione indetta a Milano il 23 marzo 1919 per dar vita ai Fasci di combattimento, partec
iparono forse un centinaio di militanti della sinistra interventista: ex socialisti, repubblicani, sindacalisti, arditi, futuristi. Il termine ôfascioö, tipico della tradizione repubblicana, derivava dai Fasci di azione rivoluzionaria, costituiti allÆini
zio del 1915 da un gruppo di sindacalisti con lÆadesione di Mussolini, espulso dal PSI per la sua scelta interventista. LÆespressione ômovimento fascistaö appare, forse per la prima volta, nellÆaprile 1915, su \i Il Popolo dÆItalia\i0 per definire unÆas
sociazione di tipo nuovo, lÆôantipartitoö, formato da ôspiriti liberiö che rifiutavano i vincoli dottrinari e organizzativi di un partito. Anche i Fasci di combattimento nacquero come ôantipartitoö per mobilitare i reduci al di fuori dei partiti tradizio
nali. Il fascismo si proclamava pragmatico e antidogmatico, anticlericale e repubblicano; proponeva riforme istituzionali, economiche e sociali molto radicali. I fascisti disprezzavano il parlamento e la mentalitα liberale, esaltavano lÆattivismo delle m
inoranze, praticavano la violenza e la ôpolitica della piazzaö per sostenere le rivendicazioni territoriali dellÆItalia e combattere il bolscevismo.\par
Per tutto il 1919 il fascismo rimase un fenomeno trascurabile nonostante lÆattivismo e la campagna a
sostegno dellÆimpresa di Fiume condotta da G. DÆAnnunzio. Nel primo congresso nazionale (Firenze, ottobre 1919), gli iscritti erano poche centinaia, sparsi nellÆItalia settentrionale, con rarissime presenze nellÆItalia centrale e del Sud. LÆinsuccesso d
ei Fasci fu confermato dalla disfatta nelle elezioni politiche del novembre 1919: alla fine del 1919, in tutta Italia si contavano 37 fasci con 800 iscritti.\par
Dopo la sconfitta elettorale il fascismo inizi≥ un cambiamento di rotta, sancito al congres
so nazionale di Milano (maggio 1920) abbandonando il programma del 1919 per riproporsi, con una conversione a destra, come organizzazione politica della ôborghesia produttivaö e dei ceti medi che non si riconoscevano nei partiti tradizionali e nello stat
o liberale. La svolta port≥ alla rottura con i futuristi, con gli arditi e con DÆAnnunzio. Le fortune del fascismo cominciarono soltanto alla fine del 1920, dopo lÆoccupazione delle fabbriche (settembre) e le elezioni amministrative dellÆautunno, che seg